Certe cose succedono per bizzarre
casualità, per l'effetto domino di altre cose successe chissà dove
e quando. A volte finisci per ritrovarti in luoghi che ti segnano, in
qualche modo e conosci persone fanno altrettanto.
Così mi è successo qualche tempo fa,
precisamente il giorno del mio compleanno.
Sono venute a trovarci due cari amici
trovati in condizioni egualmente casuali, qualche anno fa. Anch'essi
possiedono un luogo di quelli che ti toccano il cuore perchè pregni
di passione: l'agriturismo Il Castagneto, vicino a Sestri Levante.
Aggregatici a loro siamo finiti a
Pacina, una località estremamente affascinante a due passi da noi: a
Castelnuovo Berardenga. Dovevano incontrare dei loro amici, Giovanna
e Stefano, produttori di vino. Già li conoscevamo anche noi ma così,
in maniera superficiale e di rimbalzo.
La giornata si è andata via via
costruendo in maniera roccambolesca, facendo saltare i nostri piani
per la serata che doveva essere di festeggiamento vis a vis in
qualche ristorantino di zona. Insomma, siamo finiti a cena a casa di
Stefano e Giovanna, in compagnia dei nostri amici Pippo e Natalia, e
passato una serata che difficilmente dimenticherò, avvolti in una
atmosfera rilassata e calda, serena ed amichevole che ha mi ancora di
più convinto di quanto debba essere ricercato il contatto umano, in
questi tempi di superficialità e distacco e di quanto sia davvero
bello e profondamente radicato nella nostra cultura (anche questa
lentamente stuprata) il valore del condividere la tavola, della
chiacchiera a ruota sciolta davanti ad un calice di vino, dell'
essere circondati da persone che ami, stimi e che sono come te
appassionati di umanità.
Regali bellissimi ed unici sono stati
il sorriso vero di Giovanna, il blues cantato a luci spente da
Natalia, con la voce spezzata da dolore e fatica, l' antica cortesia
di Stefano, gli abbracci di Pippo, la calda presenza di mia moglie e
le sue emozioni incontrollate e belle.
In tutto questo vorrei anche parlare
dell'azienda vinicola che ci ha accolto: Pacina, appunto.
E' un luogo che consiglio a tutti di
vedere e visitare. Le parole di Giovanna sono sicuramente le uniche
che possono farti capire realmente cosa abbia di speciale quel luogo.
E' l'unica volta che un vignaiolo è riuscito a commuovermi mentre mi
raccontava cos'è la sua azienda.
Banalmente è una azienda dalle
dimensioni sufficienti per avere una autonomia economica e per poter
essere gestita in maniera artigianale. C'è enorme rispetto dei
proprietari per questo luogo, consapevoli che esiste da sempre e che
esisterà dopo di loro. Giovanna e Stefano vivono il loro ruolo da
“custodi” e non da “padroni” ed intorno a questo ruota il
loro approccio all'agricoltura, assolutamente rispettosa di suoli,
piante, vita, ed alla produzione di vino. In cantina si accompagna
solamente l'uva nel processo di vinificazione senza intervenire ed i
risultati sono davvero ottimi. Ciò che mi appassiona a questi vini è
una nota, sia olfattiva che gustativa, che li accomuna tutti. La
chiamo la “nota Pacina” e che è perfettamente coerente con il
luogo e la filosofia dei proprietari. Pacina è un luogo, un essere
vivente, se volete, con tutti gli attributi e con un suo carattere
forte. E' per questo che esiste un filo conduttore che lega ogni
singolo aspetto e lo rende un posto così saturo di energia benefica.
Scado nel mistico, abbiate pazienza, ma solo avendone esperienza
potete capire.
I vini sono incredibilmente toscani.
Burberi ma profondi, di gran carattere.
C'è un vino intorno al quale gira la
produzione: il Pacina. E' un uvaggio chiantigiano ( sangiovese,
canaiolo e ciliegiolo). Un tempo si fregiava della doc Chianti ma di
recente, la commissione lo bocciava non rientrando nei canoni del
disciplinare, lasciandosi così sfuggire uno dei pochi vini che
davvero rappresentano il Chianti. Ma tant'è...
L'impegno, anno dopo anno, è rivolto a
creare il prodotto migliore possibile utilizzando le migliori uve. E'
un gran vino, a mio parere, che può lasciare perplessi coloro che si
sono abituati a vini da guida, ma che lascia il segno in coloro che
ci riflettono sopra o ci rivedono il luogo di provenienza.
“Il secondo “ di Pacina è più
schietto e, se vogliamo, più semplice, immediato ma è un vino
quotidiano come pochi altri.
Il rosato, spigoloso e puntuto, con
acidità spinta e struttura, ma con profumi croccanti, è difficile
ma appagante, soprattutto a tavola.
La Malena è una sirah robusta,
speziata, profonda.
In annate ottime vengono prodotti anche
il Villa Pacina, sangiovese in purezza che, col tempo, dà profondità
ed eleganza unica, il Pacna ( il nome etrusco di questo luogo),
anch'esso sangiovese, di una notevole classe. Ho avuto la fortuna di
provarli e vi assicuro che sono vini che non dimentichi.
“La Sorpresa” è un vino dolce ( un
vinsanto con troppo poco alcool...) curioso e buonissimo!
Tutti i vini sono sani, hanno una
estrema digeribilità, basse quantità di solforosa e prezzi giusti.
L'azienda produce anche un ottimo farro
e dei ceci piccini di primissima qualità ed hanno alcuni
appartamenti che affittano come agriturismo.
Consiglio a tutti sia di assaggiare i
prodotti di Stefano e Giovanna, sia di visitare l'azienda ( la
cantina antica è bellissima!), perchè ne vale la pena ( momento
pubblicitario!).
Vi consiglio, inoltre, la visione del
documentario-film di Nossiter “ Resistenza Naturale”, sia perchè
si parla anche di Pacina sia perchè fa capire schiettamente e
chiaramente perchè è così importante iniziare ad approcciarsi ai
vini naturali e ad una visione di economia, agricoltura, ecologia,
umanità più responsabile.
Hasta
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