27/02/11

Ricettina: risotto ai mirtilli

Ricettina facile facile, di sicuro impatto e buona. In un tegame preparate in soffrittino di porri , alloro e bacche di ginepro con una noce di burro, ed un cucchiaio di brodo vegetale. lasciate sul fuoco più che potete in modo da far sciogliere il porro. Aggiungete il riso e alzate leggermente il fuoco. Dopo un minuto sfumate con mezzo bicchiere di vino rosso, lasciate evaporare l'alcool e proseguite la cottura bagnando con brodo vegetrale quando vedrete il riso asciugarsi troppo.
A parte fate cuocere i mirtilli ( un cestino per tre/quattro persone) in un pentolino con un'altra noce di burro per una decina di minuti. Frulla col minipimer e passa al setaccio abbastanza fine, in modo da separare le bucce. Ah, dimenticavo: non fare come me ma ricordati di tenere da parte qualche mirtillo per la decorazione...
Unisci la purea di mirtilli al risotto quando mancano 5 minuti circa alla cottura.
Una volta cotto il risotto ( mi raccomando al dente e morbido) manteca con una nocciolina di burro, parmigiano ed un cucchiaino di miele, che ridurrà l'acidità del mirtillo.

Da abbinare, per restare in ambito boscaiolo, ho aperto un reduce dalla trasferta francese: il Gevrey- Chambertin 1er crù La Bossiere 2007 di Harmand-Geoffroy. Trasparenza e vivacità di colore ti parlano subito di Pinot Noir, il colore è un rubino scarico con riflessi granati. Immergo il mio nasone nel calice e vengo riproiettato per le vie del piccolo paesino di Borgogna, fra muretti a secco e ordinate vigne. Intensità e finezza da grande vino.Ti toccano i profumi di frutti di bosco, in particolare i mirtilli che stanno mantecando in pentola, spezie dolci ( vaniglia in particolare), liquirizia, leggera tostatura di un legno che ancora scalpita un po'. Infine dopo alcuni minuti, arriva quel profumo che conoscono bene i cercatori di funghi quando si infilano nel bosco, all'albeggiare, e vengono travolti da un bouquet unico, fatto di centinaia di confuse emozioni. Grande piacere lo dà il fatto che l'intensità aromatica non cede col passare dei minuti. Il produttore, almeno in quello che ho provato in cantina e che ho carpito dalle sue poche parole tende a bilanciare più possibile le caratteristiche del suo terroir che gioca fra forti contrasti fra eleganza e rusticità. In bocca, infatti, il vino entra aggressivo con tannini lievemente terrosi ed una bella acidità. Subito dopo, però, appare la linearità del vino, la sua leggerezza che diventa elegante nel finale lunghissimo e speziato. E' un vino difficile, lo so, ma piace soprattutto perchè si tratta di un monopole e quindi è tutta farina del sacco del nostro schivo amico. Ne avessi un'altra bottiglia la berrei fra 15 anni, perchè sono sicuro che emozionerebbe davvero molto. Difficile, però, sarebbe aspettare.

Qualche foto:





Gianmaria Testa - Preferisco cos'

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ti ho già detto che mi affascina leggerti?
Migola

dadowolf ha detto...

Grazie, Migola. Devo dire che con questo risottino ho pensato con nostalgia alle "tue" Dolomiti, viste troppi anni fa ed ancora nel cuore.