05/06/12

Centri commerciali

Oggi ho fatto, insieme alla mia socia in minchiate, una di quelle cose che sono anni che vado maledicendo: buttare la giornata libera del lavoro passandola dentro " i centri commerciali". Per la precisione: l'Ikea e i Gigli ( di certo il peggio presente nelle unite province di Firenze-Siena-Arezzo). In realtà per tutto questo c'è una spiegazione: l'unico Apple store delle tre zone è ai Gigli ed io dovevo andare all'Apple store! Poi, e tutti gli uomini sposati lo sanno bene, almeno una volta all'anno DEVI portare la moglie all'Ikea, altrimenti i gioielli di famiglia ti verranno trifolati lentamente: serve all'equilibrio di ogni donna la tappa all'ikea. Sarà quel non so che di nordico che le intrippa così... Mah! In ogni caso, nonostante il mal di testa rimediato ed il notevole tasso di nervosismo accumulato fino alle ore 16,30, ne siamo usciti indenni. Anzi, vi dirò che, in tutto questo, c'è stata più di una nota positiva. Primo. Innanzitutto il doppio panino col lampredotto divorato a pranzo. "Coloro che sanno" mi capiscono. ( è un tunnel peggiore dell'eroina, anche se non ha, a parte una lentissima digestione, alcun effetto collaterale, a differenza dell'oppiaceo). E' un po' come l'ikea per le mogli: un paninazzo col lampredotto al mese serve a riequilibrare la psiche. Secondo. I Gigli, trovandosi nella periferia nord di Firenze, zona ad altissima percentuale di immigrati, fornisce cose che altrove non troveresti mai. E' proprio per questo che abbiamo fatto incetta di prelibatezze ( tutta roba da poveri, sappiate, per cui buona!): la cena di stasera, per esempio, è stata all'insegna di roba quasi quasi dimenticata. Antipasto a base di musetto di maiale bollito e preparato in insalata con cipolletta di Certaldo e salsa ai capperi e poi la Palamita alla griglia, semplicemente con un filo di olio bono e sale e zucchine tonde ripiene di ricotta di pecora. Il tutto mentre di là, in cucina, su un fuoco lento ma lento cuoceva un sugo di carne di pecora che riempiva il Chianti intero del suo commovente profumo. E chi ha provato ad intingere un tozzo di pane in ciò che resta nella pentola di un sugo di pecora sa che è cosa che ti avvicina al cielo. Abbiamo, poi, innaffiato il tutto con un chianticello di quelli di una volta, comprato sfuso in una fattoria qui vicino e che mai fu cosa più azzeccata. La mia socia sta ancora asciugando le lacrime di commozione scese copiosamente sulla rozza ma gustosa tavola. Hasta

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