01/12/10

Viaggio in Francia-seconda parte: Parigi

Tre giorni e mezzo. Questo il tempo a nostra disposizione per visitare la capitale francese. Chiunque ci sia stato starà sorridendo pensando a quanto poco abbiamo potuto farci l'idea di una città tanto grande, tanto ricca e variegata. Se, poi, dico che in programma c'era il museo del Louvre e il Musée d'Orsay allora i sorrisi diventeranno grasse risate. Ridete, ridete pure. Ma sapete quando diavolo ci siamo stancati in quei tre giorni e mezzo?

Non starò a farvi l'elenco di ciò che abbiamo visto ma vi dirò solo che essendo per entrambi la prima volta le ovvietà parigine le abbiamo viste tutte. Dico ovvietà ma sto parlando di monumenti splendidi, quartieri che ti proiettano dentro un film, pittoreschi e romantici angoli. Quello che si dice di certi posti di Parigi è tendenzialmente vero: Montmartre è romantica, il quartiere Latino è pittoresco, la torre Eiffel è enorme, Pigalle è incasinata, il Louvre e il d'Orsay sono musei perfetti, eccetera eccetera. Aggiungerei che Parigi è cara, è difficile mangiare bene ma ci si sposta velocemente ovunque, cosa inimmaginabile in Italia. Altra, ahimè, verità ritrovata è che i parigini sono antipatici, specie se capiscono che sei italiano. Saranno ripagati con la stessa moneta quando passeranno da queste parti!

Ora che dalla città sono scappato mi risulta difficile vivere la confusione, la frettolosità di tanti semplici gesti e l'essere ricatapultati nella categoria dei ”numeri”. Per me, poi, semi-paladino dell'unicità e bellezza dell'individuo, del ritorno al rapporto umano è dura sopportarlo troppo a lungo. Se pensate, poi, che in una metropoli enorme come Parigi tutto si ingrandisce capirete perchè fra i due periodi di questa troppo breve vacanza ho preferito la visita nella tranquilla Borgogna. Che c'entra, non concordo con coloro che dicono che Parigi vada vista almeno una volta nella vita semplicemente per il fatto che credo che una volta sia poca. Credo che utile, come per ogni posto, sia viverci per goderne tutte le qualità e i difetti e per capirla davvero: un mese, due, un anno, forse. Io, in ogni caso, passo. La città non fa per me.

Aldilà di questi discorsi ho capito quanto sia importante guardare le cose con calma, quanto sia fondamentale prendersi tutto il tempo necessario per l'osservazione. Osservazione di un uccellino che passeggia sul selciato, di una barca che lentamente percorre un fiume cittadino o un quadro di Manet. Ho provato grande tristezza per i molti ospiti dei due musei che abbiamo visitato ( del Louvre abbiamo visto solo una piccola parte ma realmente a fondo) i quali, di fronte ad un capolavoro spendevano solo il tempo necessario per mettere a fuoco il loro telefonino e scattare una - pessima- foto, senza nemmeno guardarlo con i propri occhi. Crescendo ho iniziato a capire la bellezza dell'arte e ne sono molto contento. Rimango un profondo ignorante della materia e adotto l'approccio “di pancia” ma quando esco da un museo ho la sensazione di essere cresciuto un po'. Una grande emozione me l'ha dato godere il tramonto sulla facciata di Notre Dame, quasi fosse uno schermo sul quale la sera proiettava le sue luci. Emozione provata solo grazie alla mancanza di fretta e alla consapevolezza che per ogni cosa ci vuole il suo tempo.

Ha piovuto quasi ogni istante del nostro periodo parigino per cui molta dell'atmosfera romantica è stata letteralmente inzuppata da madre natura che, con ogni probabilità, almeno spero, la terrà buona per la prossima volta, quando avremo meno cose da vedere e più tempo da spendere.

Consiglio a tutti un piccolo ristorante in Rue Lamarck, ai piedi della Basilica del Sacré Coeur a Montmartre. Si chiama “ Le Lamarck”. E' un ristorante di cucina Corsa, familiare sul serio. Siamo capitati nella serata nella quale il proprietario, noto chansonnier, imbraccia la chitarra, chiude gli ospiti nel locale e suona e canta fino a tarda notte, insieme agli ospiti. Molto cinematografico. Il dramma sono le canzoni italiane conosciute all'estero e la credenza che ci piacciano. E' stata, nonostante Toto Cutugno ( François, ho apprezzato molto il gesto), una bellissima serata.

Cose impagabili sono una passeggiata notturna a Montmartre, le luci della città che si accendono al crepuscolo, un gospel cantato a cappella sotto la torre illuminata, una barca che scorre lenta sulla Senna nelle luci notturne, il senso di trovarti al centro del mondo che provi sopra l'Arco di Trionfo, le piccole botteghe di artisti nelle viuzze intorno al Centre Pompidou, il ritorno in albergo, sfiniti ma consapevoli di quanto e cosa si è visto, con brindisino e goduriosa dormita.

Torneremo, fra un po', e, sicuramente, tasteremo anche gli aspetti meno ovvi ma più veri, di una città che non può che affascinarti e lo fa per millantamille motivi diversi.

Hasta.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Antipatici i parigini???!!!
Ma questo fa parte delle ovvietà di cui parlavi...da quando sono in Alsazia trovo tutti simpatici e gentili ma prima ho avuto la mia gavetta parigina! ;))
Mìgola

dadowolf ha detto...

Deve essere stato tremendo!:-)