28/06/10

L'Albergaccio di Castellina in Chianti

Posto da goduria. Così lo definirei, questo bel ristorante chiantigiano. Cucina di territorio, anche se elaborata ti dona i sapori di questa terra. Il conto non è dei più agevoli e a fine serata è sempre un duro colpo ma esci sazio, soddisfatto ed hai mangiato piatti che difficilmente puoi replicare a casa ( soprattutto per la reperibilità degli ingredienti e la classe della chef). Ci sono due menù degustazione: territorio e territorio/fantasia. Ne abbiamoi preso uno a testa, risolvendo il problema e spiluzzicandoci dai reciproci piatti quasi fossimo due cinguettanti passerotti. In realtà passerotti lo eravamo in quanto stavamo festeggiando un importante anniversario.
Torniamo alla "ciccia".
Menù tradizione: Piatto di salumi di nostra produzione con olive moraiole in salamoia, Pappardelle fatte in casa al sugo di stracotto di guancia di vitellone, La nostra griglia con tagliata di vitellone chianino , agnello, e lombatina di maialino cinto con zucchine fritte, Crostata tiepida di albicocche fresche con crema inglese alla vaniglia e cialda di gelato alla lavanda. Commenti: i salumi erano di cinghiale, maiale e cinta senese e comprendevano salame e finocchiona, pancetta, capocollo, prosciutto tutti perfetti di salatura e saporiti. La pappardella aveva un sughino da colatina di saliva al pensiero. Della grigliata mi è stata omaggiato dalla consorte l'agnello e buona parte della lombatina, cosa che ho apprezzato molto. Il dolce abbinava il tiepido e grasso della crostatina al freddo del gelato aromatizzato dando equilibrio godereccio.
Menù tradizione e fantasia: Tortino di baccalà foderato di zucchine su passato di fagioli allo Zafferano delle Colline Fiorentine, pomodori ciliegino canditi, Ravioli al fresco di basilico , su vellutata di pinoli di San Rossore , con essenza di pomodoro ed Olio Extravergine del Chianti Classico, Maccheroncini fatti in casa al sugo di inzimino di lampredotto , filetti di peperone rosso piccante e scaglie di Parmigiano, Filetto scaloppato di agnello in camicia di melanzane profumato alla maggiorana con millefoglie di pane carasau e verdure di stagione, Biscotto alla mandorla con mousse al gianduja , composta di ciliegie al Chianti e spuma al Rhum. Commenti:Il tortino era ok, perfetto nella delicatezza complessiva e nella semplice presentazione del piatto ( se avessi avuto 5 kg di quei devastanti pomodorini canditi credo non ne avrei lasciato uno...).I ravioli davano quasi la simpatica idea di un pesto scomposto e la vellutatina di pinoli è la cosa che devo assolutamente imparare a fare. Il piacere provato coi maccheroncini col lampredotto lo può capire solo chi va pazzo per questo prodotto tutto toscano. L'agnello era perfetto per cottura ma peccava per quantità ( in realtà per una persona normale andava più che bene ma io in quella serata ero un buco nero).Ben assemblato il dolce, in ottimo equilibrio fra le componenti.

Sì, è vero, faccio un po' schifo per come ho presentato i piatti: merita andarci di persona.

Dimenticavo il vino. Aperitivo con un franciacorta brut Fratus, dalla bella finezza di naso e di sorso. Per la cena, esagerando un po' rispetto al solito, abbiamo aperto e finito senza nemmeno accorgercene, un Percarlo dell'azienda gaiolese San Giusto a Rentennano. E' tra i due o tre migliori Sangiovese in purezza dell'intera Toscana, a parer mio, e non solo. Annata 2004. Vino che ha un profumo orgasmico, sul serio. Di estrema eleganza anche se molto potente, con ancora molto evidente il frutto e la speziatura dolce tipica di quello spicchio di chianti. Tannini morbidi e vellutati, acidità ancora evidente che lo fa bere fin troppo in fretta. Se ne sente anche la mineralità, mentre l'alcool resta nascosto. Purtroppo sovrasta gli antipasti ( gli preferisco l'acqua), è ancora troppo coi primi ma non resisto più a vederlo lì, diventa super coi secondi e giù sorsate! Visto che si era in trance da sboroni abbiamo anche optato per il vino da dessert: per la mia signora, quindi, è prontamente arrivato una magnifica malvasia delle Lipari di Virgona, tutta frutta candita, miele e vaniglia e un Aleatico di Antinori più cupo e riservato, spostato su toni più tostati e speziati.
Due ore e mezza di cena ( ai piatti dei menù vengono aggiunti, qua e là, assaggini vari).
Piatti lucidi e bicchieri asciutti alla capitan Paf. Portafoglio, molto leggero e fine dei vizi per questo mese.

Se è vero che nell'ultimo periodo opto sempre più per le trattorie e la cucina paesana, devo dire che è sempre bello farsi coccolare un po' e concedersi qualche pazzia, soprattutto se c'è da festeggiare una giornata molto importante.
Come dice il buon Francesco: " ...e a culo tutto il resto!"
Hasta

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