30/06/09

Carlo Martello

Re Carlo tornava dalla guerra,
lo accoglie la sua terra cingendolo d'allor.
Al sol della calda primavera
lampeggia l'armatura del Sire vincitor

Il sangue del Principe e del Moro
arrossano il cimiero di identico color
ma più che del corpo le ferite
da Carlo son sentite le bramosie d'amor.

Se ansia di gloria, sete ed onore
spegne la guerra al vincitore,
non ti concede un momento per fare l'amore.

Chi poi impone alla sposa soave
di castità la cintura, ahimè, è grave,
in battaglia può correre il rischio
di perder la chiave.

Così si lamenta il Re cristiano,
s'inchina intorno il grano, gli son corona i fior.
Lo specchio di chiara fontanella
riflette fiero in sella dei Mori il vincitor.

Quand'ecco nell'acqua si compone,
mirabile visione, il simbolo d'amor,
nel folto di lunghe trecce bionde
il seno si confonde ignudo in pieno sol.

"Mai non fu vista cosa più bella,
ma io non colsi siffatta pulzella"
disse il Re Carlo scendendo veloce di sella.
"Deh! Cavaliere non vi accostate,
già d'altri è gaudio quel che cercate,
ad altra più facile fonte la sete calmate"

Sorpreso da un dire sì deciso,
sentendosi deriso, Re Carlo s'arrestò.
Ma più dell'onor potè il digiuno,
fremente, l'elmo bruno, il Sire si levò.

Codesta era l'arma sua segreta,
da Carlo spesso usata in gran difficoltà,
alla donna apparve un gran nasone,
un volto da caprone, ma era Sua Maestà.

"Se voi non foste il mio Sovrano,
- Carlo si sfila il pesante spadone -
non celerei il desio di fuggirvi lontano.
Ma poiché siete il mio signore,
- Carlo si toglie l'intero gabbione -
debbo concedermi spoglia ad ogni pudore".

Cavaliere lui era assai valente
ed anche in quel frangente d'onore si ricoprì
e giunto alla fin della tenzone,
incerto sull'arcione tentò di risalir.

Veloce lo arpiona la pulzella
repente, una parcella, presenta al suo Signor
"Deh! Proprio perché voi siete il Sire
fan cinquemilalire, è un prezzo di favor".

"E' mai possibile, oh porco di un cane,
che le avventure in codesto reame
debban risolversi tutte con grandi puttane.
Anche sul prezzo c'è poi da ridire,
ben mi ricordo che pria di partire,
v'eran tariffe inferiori alle tremila lire".

Ciò detto agì da gran cialtrone,
con balzo da leone
in sella si lanciò
frustando il cavallo come un ciuco
tra i glicini e il sambuco il Re si dileguò.

Re Carlo tornava dalla guerra,
l'accoglie la sua terra cingendolo d'allor.
Al sol della calda primavera
lampeggia l'armatura del Sire vincitor.


Attuale, direi, non trovate?

Vi allego anche la canzone

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